sabato 24 maggio 2014

Pizzeria Saviello


Via Francesco Spirito, 90
84090 - S. Mango Piemonte (SA)
Tel: 089281209
Cel: 3208427440
 
http://www.pizzeriasaviello.it/




Prezzi: Medio-Alti

La migliore pizza di Salerno?

Voto: 9-


Inizio'  tutto  nel  1989, quando  decisi  di  costruire  un  forno  in  giardino  e  concretizzare  il  sogno  del  bambino  che  ascoltava  i  racconti  di  suo  nonno. Non  nascondo  di  aver  avuto  tanti  disagi, nel  cimentarmi  nell' arte  più  famosa  al  mondo, per il piacere di  offrirla  a  parenti  ed  amici.
Con  il  trascorrere  del  tempo, mi  rendevo  conto  che  le  pizze  erano  buone, ma  non  potevano certo paragonarsi alla  Classica  Pizza  Napoletana, dovevo  necessariamente  migliorare  sia  la  tecnica  che  l'impasto, se volevo diventare un bravo pizzaiuolo.
Quindi: ricerche, studi, prove interminabili e approfondimenti di ogni genere, solo per poter raggiungere quell'obiettivo che ormai mi ero prefissato, e fu così che dopo tanto impegno e tenacia  fui premiato. Riuscii a carpire quei piccoli segreti ,che rendevano diversa la lavorazione ed il risultato finale.
Si, avevo raggiunto l' obbiettivo prefissato ma, mi mancava ancora il coraggio per aprire una pizzeria, mi rendevo conto che una cosa è fare le Pizze in privato e un' altra in pubblico. Perché ancora non vi ho detto, che facevo tutt' altro lavoro.
Ma come in tutte le storie che si rispettano, il colpo di scena: un bel giorno, aiutato dal destino, dopo 34 anni da lavoro dipendente, mi sono ritrovato senza lavoro. Stavolta non ho avuto piu' dubbi nè incertezze, ho capito che era giunto il momento di mettere in pratica quello che, per anni e anni, avevo sempre desiderato.
Quindi rilevai una pizzeria malandata, ormai alla deriva e dopo un mese di ristrutturazione la riaprii al pubblico e riiniziai, a 48 anni, una nuova avventura rimettendomi in gioco nel mondo lavorativo. Avrei potuto sfruttare gli ammortizzatori dello Stato ed arrivare tranquillamente alla pensione, ma ho fatto l' esatto opposto, perché la passione per questa Arte era ed è, così come allora, smisuratamente immensa.
Pagai lo scotto dell' inesperienza, ma, oggi come oggi, posso ritenermi soddisfatto, in particolar modo nel rivedere, in Pizzeria, clienti che non hanno mai smesso di gustare le mie Pizze e portare sempre nuovi clienti.
Ciò mi gratifica immensamente perché, tutto sommato, sono Pizzaiolo per PASSIONE , ma quello che mi rende ancora più felice è che i miei due ragazzi, Fabio e Andrea, stanno apprendendo questa Arte, ed entrambi mi dicono di voler continuare per questa strada e ciò mi stimola sempre di più.
 Diventare  un  bravo  pizzaiolo  è  sempre  stato  il  mio  sogno  fin  da  bambino, da  quando  mio  nonno  Giuseppe, verace  napoletano  del  Vomero, mi  raccontava  aneddoti  e  storielle, su  pizze  e  pizzerie.
Antonio Saviello


Sembra una favola quella raccontata da Antonio Saviello, proprietario della omonima pizzeria che ha fatto della sua passione un lavoro; complice la crisi e un periodo incerto come quello che stiamo vivendo .Leggendo questa bellissima storia  dobbiamo attingere ancora più forza e coraggio per fronteggiare questo periodo e soprattutto per realizzare i nostri sogni, perché come disse Albert Einstein :

Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose.
La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi.
La creatività nasce dall'angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura.
È nella crisi che sorge l'inventiva, le scoperte e le grandi strategie.
Chi supera la crisi supera se stesso senza essere "Superato".
Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti e difficoltà, violenta il suo stesso talento e da più valore ai problemi che alle soluzioni.
La vera crisi, è la crisi dell'incompetenza.
L'inconveniente delle persone e delle Nazioni è la pigrizia nel cercare soluzioni e vie d'uscita.
Senza la crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è una routine, una lenta agonia.
Senza crisi non c'è merito.
È nella crisi che emerge il meglio di ognuno, perché senza crisi tutti i venti sono solo lieve brezze.
Parlare di crisi significa incrementarla e tacere nella crisi è esaltare il conformismo, invece, lavoriamo duro.
Finiamola una volta per tutte con l'unica crisi pericolosa,
che è la tragedia di non voler lottare per superarla.

 
da PensieriParole Ma passiamo ora alla recensione vera e propria.

Il locale si trova a San Mango Piemonte, tranquillo paesino di origine antichissima, alle falde dei Monti Picentini. Per raggiungere il locale basta prendere l'autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria ed uscire a San Mango dopodiché procedere verso il paese tramite indicazioni stradali, circa 1 km dall'uscita autostradale, e si raggiungerà facilmente il locale, in quanto il paesino è piccolo.
Ci accomodiamo, ( sempre previa prenotazione, in quanto soprattutto nel fine settimana, c'è sempre molta clientela e quindi molta fila) e aprendo il menù ci rendiamo subito conto di quanto questa pizzeria sia legata alle tradizioni tipiche campane: partendo già dagli antipasti (con un' attenzione particolare per la rosticceria rigorosamente di produzione propria):
Pizza Fritta Ripiena(5,00),Montanara(1,00),Fiori di zucca Ripieni Pastellati(1,00),Baccala in Pastella(6,00), Zeppoline sale e pepe(1,00),Calzone Fritto(1,00),Scazzuoppoli(6.00 x4),Rollè di pizza(6,00 x4) e l'immancabile Prosciutto e Bocconcini (6,00).
Per la pizza vale lo stesso discorso: questa è la vera pizza STG(specialità tradizionale garantita) cotta con forno a legna e preparata secondo le antiche tecniche dei Maestri Pizzaiuoli Napoletani (come sottolineano i proprietari). La particolarità principale della pizza sta tutta nella lievitazione, qui infatti viene utilizzato esclusivamente il lievito madre (Criscito), ma anche gli ingredienti sono di prima qualità come per esempio l'olio d'oliva extravergine che arriva direttamente dal Cilento.
La scelta delle pizze è davvero ampia e per chi fosse indeciso o volesse cambiare gusto, non c'è che da scegliere tra  la miriade di pizze con gli ingredienti più particolari:
Pizza del Casaro (Fior di Latte, Formaggio Caprino, Conciato Romano, Provolone del Monaco, Miele, Misticanza, Olio E.V.O.),Tubenna (Fior di Latte, Scamorza, Porcini, Salsiccia, Pomodorini di Collina, Grana, Basilico, Olio E.V.O.) Venere Bianca(Burrata di Bufala, Alici di Cetara, Pomodorini Secchi, Basilico), San Mango(Fior di Latte, Scamorza, Salsiccia alla NOCCIOLA, Basilico, Olio),Allardata(Fior di Latte, Provola, Lardo Aromatizzato, Pomodorini, Pepe, Basilico, Olio.)Ricciolina(Fior di Latte, Scarola Riccia, Olive Nere, Capperi, Acciughe, Olio).
Il prezzo, (secondo il mio parere) è un po' caro:
si parte dai 4,oo€ per arrivare anche a 7,00€ ma comunque va apprezzata la trasparenza di tali prezzi, in quanto pubblicati sul sito, anche se ultimamente non sono aggiornati.
Siamo in due e per cominciare, ordiniamo degli scazzuoppoli che sono dei pezzetti di pasta di pizza fritta, condita con pomodoro, parmigiano e basilico (mezza porzione 3,00), e devo ammettere che sono stati di nostro gradimento, in quanto la pasta era soffice e gustosa.
Proseguiamo con le pizze, e qui, nonostante la scelta ostica, optiamo per una
Norcina (Fior di Latte, Porcini, Salsiccia, Grana, Basilico, Olio Tartufato) e  un'  Infornata, (anche se non sono proprio certo che si chiamasse così)
  con mozzarella, pomodorini confit, pancetta, ricotta infornata ed olio extra vergine d'oliva.
La pizza potrei dire che è tra  le migliori di Salerno,se non la migliore: impasto morbidissimo, materie prime di alta qualità, colorazione della pizza un po' chiara, dovuta sicuramente alla particolare tecnica di lievitazione.
 
Il conto totale per: 1 porzione di scazzuoppoli x 2(3,00), 2 pizze (12,50), 1 bottiglia d'acqua (1,50) e 2 coperti(3,00) è di 20,00€ non certo  economicissimi  ma mai come questa volta, la qualità va pagata.

Usciamo ampiamente soddisfatti dal locale, dopo aver mangiato un'ottima pizza che, oltre a tutte le belle cose dette precedentemente, ha il grande pregio di risultare molto leggera e quindi di non gonfiare.
Ps: una piccola considerazione finale va al personale di Sala: vivete il vostro lavoro con serenità e felicità, perché una persona quando si reca in un locale per andare a mangiare qualcosa, vuole respirare positività e allegria  e  le vostre facce "appese"(ovviamente in modo scherzoso) e  nervose di certo non aiutano a creare tale ambiente.

venerdì 9 maggio 2014

Ragù Napoletano

Il ragù non è "la carne ca' pummarola" come recita la poesia di Eduardo.
Non è di facile realizzazione ed inoltre per essere saporito come quello della mamma del de Filippo richiede una lunghissima cottura.
Attualmente si usa chiamare ragù un sugo di pomodoro nel quale si è cotta della carne.
Il ragù, come recita Eduardo,veniva cotto su di una fornacella a carbone e doveva cuocere per almeno sei ore!
La pentola in cui si dovrebbe cuocere è un tegame di creta largo e basso, e per rimestarlo occorre la cucchiarella di legno.
Il ragù napoletano è il piatto tipico domenicale e base per altre pietanze altrettanto saporite, come ad esempio la tipica lasagna che a Napoli viene preparata con il ben di Dio durante il periodo di Carnevale.

 

                                                                    IL RAGU' NAPOLETANO
 
 Ingredienti:
- 1 kg. di spezzatino di vitello,
- 2 cipolle medie,
- 2 litri di passata di pomodoro,
- un cucchiaio di concentrato di pomodoro,
- 200 gr. di olio d'oliva,
- 6 tracchiulelle ( ovverosia le costine di maiale),
- 1/4 di litro di vino rosso preferibilmente di Gragnano,
- basilico,
- sale q.b.

Esecuzione:
E' consigliabile preparato il giorno prima mettendo la carne nel tegame, unitamente alle cipolle affettate sottilmente e all'olio. Carne e cipolla dovranno rosolare insieme: la prima facendo la sua crosta scura, le seconde dovranno man mano appassire senza bruciare.
Per ottenere questo risultato, bisogna rimanere ai fornelli e sorvegliare la vostra "creatura", pronti a rimestare con la cucchiarella di legno,e bagnare con il vino, appena il sugo si sara' asciugato: le cipolle si dovranno consumare, fino quasi a dileguarsi. Quando la carne sara' diventata di un bel colore dorato, sciogliete il cucchiaio di conserva nel tegame e aggiungete la passata di pomodoro.
Regolate di sale e mettete a cuocere a fuoco bassissimo, il ragù dovra', come si dice a Napoli, pippiare parola onomatopeica che ben descrive il suono del ragu' che cioe' dovra' sobbollire a malapena a quel punto coprirete con un coperchio sul tegame, senza chiuderlo del tutto.
Il ragù adesso dovra' cuocere per almeno quattro ore, di tanto in tanto rimestatelo facendo attenzione che non si attacchi sul fondo

sabato 3 maggio 2014

Antica Trattoria e Pizzeria "Zi faiolla"



Via Truffaut 8/10 - Giffoni Valle Piana (SA)
Tel.: 089/868777
338/1088885 -


Chiuso il mercoledì



Prezzi: Medio-Bassi

Buona cucina picentina,ottima gramigna

Voto: 7+


L'inizio di questa attività risale agli anni 60, fondata dalla famiglia Rinaldi e dall'indimenticabile proprietaria Raffaella chiamata dagli abitanti del posto "Faiolla" ; questo ristorante è diventato nel corso del tempo uno dei ristoranti più famosi nella valle dei picentini, ora la redini di questa trattoria sono nelle sapienti mani di Generoso Soldivieri, che con amore e passione cerca di portare a tavola i sapori antichi di una volta con un occhio particolare a quella che è la cucina picentina.

L'ubicazione del locale aiuta molto chi non è pratico del posto, perché si trova proprio al centro di Giffoni Valle Piana, basta raggiungere Piazza Umberto 1°, chiamata anche Piazza Mercato e parcheggiare nel parcheggio che si trova spalle alla piazza, sulla via principale che collega Giffoni alle sue frazioni superiori,una volta parcheggiato vi sarà quasi impossibile non trovarlo, anche perché si trova fronte strada.
Locale non molto grande, ci andranno ad occhio una cinquantina di persone, abbastanza casereccio nei suoi particolari, con pareti dai colori caldi, tavoli e sedie di legno e tovagliato a quadrettoni.

Ci accomodiamo, siamo in 12 e ci facciamo consigliare dalla cameriera, cominciando con un antipasto della casa(7,00): tanto prosciutto crudo, 1 bocconcino a testa, 1 ricottina, formaggio paesano a spicchi di ben 4 varietà diverse (alle erbe, al peperoncino, al pepe nero, normale), melanzane a funghetto, zucchine alla scapece, peperoni arrostiti.
Antipasto buono e abbondante, forse un po' troppo classico, ci saremmo aspettati qualcosa in più, soprattutto per quanto riguarda gli antipasti caldi.
Passiamo ai primi, e qui quasi tutti i commensali scelgono la "Gramigna" , che è un tipo di pasta
corta che richiama, con la sua forma, il minuscolo seme di una delle più note piante graminacee, una sorta di sedanino, ma più piccolo, più stretto e più curvo nato nelle regioni del centro Italia per poi diventare famoso anche nelle regioni vicine, diventando una specialità del popolo Giffonese e del ristorante stesso, con un condimento di pomodoro, panna, salsiccia e funghi.
I primi presi,9 gramigne, 2 piatti di ravioli con noci ed 1 piatto di  ravioli con funghi porcini spiccano per bontà e qualità, i ravioli un po' meno per quantità, ma sono tutti ben fatti e con ottimi ingredienti.

Per secondo grigliata mista di carne per tutti nonostante le varie proposte, tra cui campeggiavano polpette nel sugo e parmigiana di melanzane.
Carne nella media, salsiccia, agnello e vitello con contorno di patate e insalata.
Per concludere frutta e dolce, con l'immancabile torta Giffoni (nocciole intere, cioccolato, croccante al centro e mousse alle nocciole), davvero squisita, ogni parola sarebbe superflua.
Conto per 12 persone di 306 euro, quindi 25,50 a persona per un pasto completo dall'antipasto al caffè, compreso di bevande.
Servizio  veloce e cortese.
I prezzi sono cosi divisi:
Coperto: 1€
Antipasto: 7/8€
Primi: 5/6 €
Secondi: 7/10 €
Contorni: 2€
Dolce: 2,50€
 
Uscendo dal ristorante siamo rimasti soddisfatti ma non entusiasti, davvero un buon ristorante ma con tanti margini di miglioramento, nella speranza che alla nostra prossima visita la nostra soddisfazione possa tramutarsi in entusiasmo.

sabato 19 aprile 2014

Casatiello Napoletano

Morbido e fragrante .....Il Casatiello napoletano è la ricetta tradizionale che non manca mai sulla tavola della Pasqua campana e se avanza qualche fetta, diventa il pranzo a sacco per il pin nic di Pasquetta (il lunedì dell'Angelo). Per chi non conoscesse questo piatto, si tratta di un rustico, molto saporito, realizzato con un impasto a base di farina, acqua e strutto, Il Casatiello originale, prevede lo strutto come "grasso" con cui incordare l'impasto, che regala una morbidezza e una friabilità davvero unica. Ha un ripieno molto ricco che accoglie provolone dolce e formaggi tipici della zona, salumi di vari tipo e in particolare salame Napoli.
 
 
                                                         IL CASATIELLO NAPOLETANO


Prima di cominciare facciamo una precisazione:
Casatiello o Tortano??

Oltre alle dovute differenze tra paese e paese il concetto base per chiarire questa annosa questione è che il tortano, tipico rustico pasquale, si differenzia dal casatiello nella posizione delle uova. Nel tortano, infatti, le uova sono sode e contenute all’interno dell’impasto, nel casatiello sono disposte crude, con il guscio, sulla superficie.
Io personalmente non metto le uova dentro l'impasto ma sopra, come l'originale casatiello insegna, anche se oggi ho preferito non metterle.

II Casatiello perfetto
Oggi daremo 2 ricette per l'impasto del Casatiello Napoletano, la prima con il lievito madre (troverete la ricetta nel precedente post) e la seconda con lievito di birra.

Ingredienti per l'impasto con lievito Madre:

  • 150 g di pasta madre rinfrescata da poche ore*
  • 350 g di farina 0
  • 150 g di manitoba
  • 300-320 ml di acqua
  • 1 cucchiaino di malto d’orzo(sostituibile con il miele)
  • 8 g di sale
  • 100 g di strutto (la ‘nzogna) da inserire nell’impasto +
  • altri 50 g di strutto per ungere la superficie dell’impasto e la teglia
  • 80 g di pecorino grattugiato da inserire nell’impasto +
  • altri 20 g da mettere sulla superficie prima di farcire
  • pepe q.b. (un cucchiaino raso circa)

  • Ingredienti per l'impasto con lievito di birra:

    *   600 g di farina forte
    *   120 g di strutto (Sempre la ' nzogna)
    *   13 g di lievito di birra
    *   12 g di sale
    *   acqua tiepida q.b. (circa 250ml)
    *   1 cucchiaino di malto in polvere (sostituibile con il miele)

    Per il ripieno:
    •   180 g di salame napoletano o salsiccia secca (aggiungere a piacere misto salumi)
    •   180 g di provolone (aggiungere a piacere altri formaggi come caciocavallo)
    •  100 g di cicoli (ciccioli)
    •   Pecorino grattugiato q.b.
    •   Pepe nero macinato grosso in abbondanza
     Per la finitura
    *   4 uova
    *   strutto q.b.
    *   1 uovo (facoltativo)
     
    Procedimento impasto Lievito Madre:
     
    Rinfrescare la PM come di consueto. Al raddoppio (dopo circa 3/4 ore), aggiungetela a piccoli pezzi in una ciotola e scioglietela nell’acqua con un cucchiaino di malto. Aggiungere gradualmente la farina ed impastare bene.
    Infine, aggiungere il sale e gli 80 grammi di formaggio grattugiato e farlo incorporare all’impasto. Aggiungere poi il pepe e lo strutto gradualmente, facendolo amalgamare molto bene all’impasto. Impastare fino ad ottenere un impasto liscio, omogeneo, sodo ed elastico. Se avete la planetaria, lavorate l’impasto per circa 10 minuti, e poi finite di impastare a mano su una spianatoia per altri 5 minuti.
    Naturalmente, se non avete l’impastatrice potrete impastare il tutto a mano, seguendo lo stesso ordine di inserimento degli ingredienti.
    Dopo aver impastato, far riposare l’impasto in ciotola per circa 30-40 minuti, coperto da un canovaccio. Rovesciare poi l’impasto su un piano, fare un giro di pieghe a 3, arrotondate cercando di formare una palla e collocatela in una ciotola coperta da pellicola e far lievitare a temperatura ambiente per circa 8 ore o, comunque, fino al raddoppio dell’impasto.
    NOTA BENE
    I tempi di lievitazione, si sa, quando si tratta di lievitazione naturale sono indicativi, dipendendo da vari fattori: la quantità e la forza della PM e la temperatura esterna. Quindi, se la temperatura è primaverile-estiva, chiaramente l’impasto va fatto lievitare per meno ore, ad esempio 5-6 ore oppure, per comodità nella gestione dei tempi, si adotta la tecnica di “parcheggiare” l’impasto tutta la notte in frigo. Al mattino, dunque lo si farà acclimatare per qualche ora a temperatura ambiente. Poi lo si farcirà e si farà lievitare di nuovo.

    Procedimento impasto Lievito di Birra:

    Mescolate in una terrina 100g di farina, i 13g di lievito sbriciolato, il malto in polvere e un po’ d’acqua tiepida, fino ad ottenere una pastella non troppo fluida. Coprite con una pellicola e lasciate lievitare per una buona mezz'oretta.
    Versare il composto nella ciotola della planetaria e lavorare con il gancio aggiungendo il resto della farina, lo strutto e l’acqua a filo, fino a formare un impasto piuttosto morbido ma allo stesso tempo manipolabile.
    Inutile precisare che l’operazione può essere fatta anche a mano.
    Lasciate lavorare la macchina per circa 10 minuti e aggiungere il sale fino a completo assorbimento.
    Ora mettere l'impasto a riposare per una notte intera in una ciotola di vetro in frigo.

    Procedimento congiunto:

    Stendere l’impasto su un tavolo,mettere da parte un pezzetto d’impasto che servirà per la decorazione nel caso del casatiello, e con le mani ricavatene un rettangolo, la cui lunghezza deve essere pari al diametro della tortiera. Ungere con le mani (o con una spatola) la superficie del rettangolo con 30 g circa di strutto, cospargete con il pecorino grattugiato (30 g.) e un po’ di pepe a piacere, e distribuitevi il ripieno tagliandolo a cubetti, cercando di pressare un po’ con le mani. Arrotolate il rettangolo per il lato lungo fino a formare un salsicciotto ben imbottito.
    Ungere uno stampo da 28-30 cm a ciambella con lo strutto e adagiarvi il serpentone.
    Ungere la superficie del casetiello con lo strutto restante e lasciar lievitare fino al raddoppio, in un luogo riparato (io l’ho fatto lievitare a circa 24°-25°), per altre 6-8 ore circa. Sarà pronto quando ha raggiunto il bordo dello stampo. Anche qui sottolineo che si tratta di tempistiche indicative, dipendendo le ore di lievitazione da vari fattori in gioco, come la forza della PM e la temperatura  di lievitazione.
    Pre-riscaldare il forno a 220°.
    Infornare il casatiello in forno pre-riscaldato a 200° per 10 minuti e poi a 180° per ulteriori 40-45 minuti circa o comunque finché la superficie sarà dorata (chiaramente ogni forno è a sè, quindi controllate). Gli ultimi 5 minuti mettere il forno a fessura, inframmezzando il manico di un cucchiaio di legno tra lo sportello del forno per far fuoriuscire l’umidità. Sfornare, lasciar raffreddare e gustare.
    Il casatiello è più buono il giorno dopo, anzi è preferibile servirlo magari freddo, dopo un tempo di riposo di almeno 12 ore

    Per la finitura (facoltativa):

    Lavate molto bene il guscio di 3 o 4 uova, asciugatele e sistematele sulla superficie esercitando una leggera pressione e fissarle con dei rotolini di pasta che avrete messo da parte e che andranno sistemati a croce sopra le uova. Le uova cuoceranno così direttamente nel forno, assumendo un sapore particolare, che si differenzia da quello dell’uovo sodo vero e proprio!


     

    sabato 12 aprile 2014

    Pizzeria "Al Forno"


    Corso Umberto I, 87
    CAVA DE'TIRRENI (SA)
    Tel:089344130

     


    Giorno di Chiusura :
    mercoledì e domenica a pranzo
     
     
     
     
     Prezzi:Medio-Alti

    Un'eccelente pizza al centro di Cava

    Voto:8-
     
     
    Oggi voglio parlarvi di una pizzeria che si trova a Cava De Tirreni, precisamente nel meraviglioso Borgo Scacciaventi, sotto i famosi portici Cavesi.
    Circondata dai monti e vicinissima al mare (Vietri sul Mare dista solo 3 chilometri), Cava de' Tirreni sorge in un'ampia e verde vallata, chiamata infatti  la 'porta verde della Costiera Amalfitana', essa conserva numerose testimonianze storiche ed artistiche come l'Abbazia Benedettina, il Duomo, la Chiesa di S. Francesco e la Basilica della Madonna dell'Olmo e il caratteristico Borgo Scacciaventi, così chiamato perché realizzato per proteggere la città dal vento di tramontana; Proprio in questo borgo, sul corso principale di Cava, nasce la pizzeria "Al forno".

    Raggiungere questa pizzeria è davvero semplice, quindi sarò breve e coinciso: arrivare a Cava de Tirreni, parcheggiare dove vi è più consono e raggiungere a piedi il corso di Cava, tra le tante vetrine che sono situate sotto i portici, troverete anche quella della pizzeria.

    All'esterno la pizzeria non sembra per niente grande e la fila che molto spesso c'è nel fine settimana rafforza ancora di più tale pensiero, ma una volta entrati, percorrendo il labirinto di stanze che vi si trovano all'interno, si capisce che poi cosi tanto piccola non è, anzi.. più di una centinaia di persone ci stanno tranquillamente se teniamo conto anche del giardino esterno(ovviamente aperto nel periodo estivo).
    Per quanto riguarda la parte cibo, quello che vi posso dire è che il menù è suddiviso in varie categorie ,ci sono diversi taglieri con prezzi che si aggirano intorno ai 10€, poi ci sono i fritti che sono di produzione propria, dove i prezzi di ogni portata partono dai 5€ per 1 crocchè  o un arancino o un timballo o un supplì di dimensioni grandi  fino ad arrivare a 10€  per altre portate come il fish and chips. I fritti sono davvero molto particolari, anche se non so se consigliarveli in quanto abbastanza costosi, come anche il resto delle portate nel menù e trovati una volta davvero buoni ed una seconda volta davvero pessimi; Proseguendo con il menù troviamo "I Caldi" che altro non sono che portate calde: tortino di patate(4,00),soufflé di patate (5,00) , un primo piatto come pasta allo scarpariello (7,00) o crepes in vari gusti (8,00) fino ad arrivare ai vari contorni, come  la verza in teglia,l'involtino di verza e riso o la parmigiana di melanzane (6,00-7,00).
    Arriviamo alle pizze, che qui si presentano con i nomi più disparati: La ribelle (cotto, olive, pomodoro, mozzarella, salsiccia e funghi), La scoppettiata (broccoli, salsiccia e provola),
    La Corbara (Corbarini, caciocavallo, fior di latte e basilico), La fastidiosa(Cipolla, tonno e pecorino), La 3 P in FM(provola,porcini e patate con formaggio e mozzarella).
    Il prezzo delle pizze non è per niente economico se si pensa che una diavola costa 6,00€ e la media è di 7,00€ a pizza.
    Noi decidiamo di prendere una "My son and my daughter" (che altro non è che provola, rucola, pomodorini e scaglie di parmigiano) e una "Don Filippo" (Pancetta, mozzarella, lardo, pomodorini e pecorino) non prima però di aver ordinato qualche sfizio fritto.
    I fritti nonostante la preparazione e nonostante la reinterpretazione, come detto già precedentemente  non mi hanno convinto molto, o meglio, la prima volta che sono andato, li ho trovati davvero gradevoli, una buona cottura, poco olio e ottimi ingredienti mentre le altre 2 volte non sono stati di mio gradimento ciò dovuto soprattutto alle note acidule provenienti da essi.


    Per la pizza è un discorso a parte,  l'ho sempre trovata molto buona, leggera e con ottimi ingredienti freschi, stile napoletana per capirci, anche se ,sapete meglio di me che, mangiare una pizza a Cava e mangiarne una pizza a Napoli ha le sue differenze.
    Da bere una birra e acqua(il locale dispone una selezione di birre speciali estere davvero niente male).
    Conto finale che supera i 15 euro a testa, davvero non pochi se si pensa a quello che si sta mangiando.
    Da tornarci se ci si trova a cava e si vuole mangiare un'ottima pizza, da non tornarci sicuramente per il prezzo. Pensare che prima una margherita costava 2500 Lire..

    Pasta Madre: preparare il lievito naturale

    Oggi partiamo con una nuova rubrica dedicata al cibo, in particolare alle ricette della tradizione Campana.
    Questa rubrica sarà curata da "Gnam! Gnam! La cuoca a domicilio" una nostra affezionata lettrice che con il tempo si è fatta apprezzare per le sue ricette, a tutto il popolo degli internauti.

                                               Il Lievito Madre

    COS'E' LA PASTA MADRE?

    La Pasta Madre (detta anche Lievito Naturale o Pasta Acida o LI.CO.LI.) è un impasto di acqua e farina nel quale dei particolari batteri detti lieviti proliferano nutrendosi proprio con la farina e l'acqua presenti nell'impasto. In parole più tecniche la pasta madre è una "coltura di batteri". Le proporzioni tra acqua e farina nella composizione della Pasta Madre sono variabili. A maggior quantitativo di farina corrisponde ovviamente una consistenza maggiore e viceversa. La quantità di acqua presente nella pasta madre viene definita "percentuale di idratazione" o più semplicemente "idratazione". In base alla sua idratazione (e di fatto alla sua consistenza) si distingue la Pasta Madre in solida o liquida. La pasta madre liquida viene anche detta li.co.li, cioè LIevito in COltura Liquida. In questo documento ci occuperemo della Pasta Madre Solida. Dal punto di vista dei risultati in fase di panificazione non ci sono differenze sostanziali tra l'uso di pasta madre solida o liquida, quello che cambia sono le quantità da usare per gli impasti e alcune differenze nelle modalità di manutenzione. Il modo più semplice per ottenere la Pasta Madre è ovviamente quello di farsela regalare da qualcuno che già la usa. Questo documento ha però la finalità di far acquisire le competenze di base per autoprodurla e mantenerla. In particolare ci occuperemo della produzione della Pasta Madre Solida.

    COSA NON E' LA PASTA MADRE?

    • non è lievito di birra (che è composto da funghi e non da batteri)
    • non è un pezzo di impasto di pane messo da parte (detto anche levatura)
    • non è il lievito che trovate nei negozi o supermercati (anche se sull'etichetta c'è scritto "lievito naturale" o "pasta madre" quasi sempre contiene anche lievito di birra)

    A COSA SERVE LA PASTA MADRE?
     
    I lieviti presenti nella Pasta Madre esercitano una azione sugli impasti per pane, pizza e dolci tale da renderli più digeribili rispetto a quanto possibile con qualunque altro tipo di lievito (ad eccezione forse della levatura se proveniente da un impasto di pane fatto con lievito naturale).
    Durante la loro azione i lieviti producono gas. E' proprio il gas, imprigionato all'interno dell'impasto grazie alla maglia glutinica, a gonfiare gli impasti provocando le caratteristiche bolle e l'aumento di volume che sono il risultato visibile della lievitazione.

    Nota 1: con "maglia glutinica" si intende il legame tra le proteine presenti nella farina di grano (il "glutine") che si costituisce in seguito alle sollecitazioni meccaniche proprie di una impastatura energica e prolungata. La sua descrizione dettagliata esula dagli scopi di questo documento.

    Per esercitare la loro azione sugli impasti i lieviti della Pasta Madre hanno bisogno di molto più tempo rispetto al più diffuso lievito di birra, anche 4 o 5 volte di più (non sono rare lievitazioni, specie per la pizza, di 48 o 72 ore!). Tale lunga lievitazione consente lo sviluppo di alcune reazioni enzimatiche e fisiche nell'impasto il cui approfondimento esula dagli scopi di questo documento ma che possono essere riassunte in un miglioramento del sapore, un miglioramento della consistenza, un ulteriore miglioramento della digeribilità.

    COME SI FA LA PASTA MADRE SOLIDA?

    Occorrente:

    • farina di grano tenero biologica tipo 00 setacciata, 100 grammi
    • acqua, di rubinetto o in bottiglia purchè priva di cloro e non gassata, 60 grammi
    • contenitore in vetro di capacità di circa mezzo litro, l'ideale è un barattolo tipo quelli utilizzati per le marmellate
    • alcuni telini in cotone o garze a trama molto fine, di dimensioni abbastanza ampie per fungere da copertura per il contenitore in vetro
    • un setaccio per farina; è particolarmente importante usarlo con le farine biologiche che per loro natura sono soggette più di quelle "normali" ad ospitare insetti a causa della mancanza di antiparassitari (avete presenti le "farfalline" della farina?)
      Nota 2: tutto il materiale utilizzato deve essere pulitissimo, lavato con saponi non profumati e abbondantissimamente risciacquato per eliminare qualunque pur minima traccia di sapone.
      Nota 3: esistono diversi modi per iniziare la produzione della Pasta Madre. Alcuni prevedono l'uso di aggiunte per facilitare la riuscita (frutta, zuccheri, yoghurt...) ma io ho sempre usato e consigliato solo acqua e farina ed ha sempre funzionato.

    PRIMO GIORNO: PREPARAZIONE DELL'AMBIENTE DI COLTURA
    • Impastare grossolanamente in un contenitore di vetro la farina setacciata e l'acqua, si otterrà un impasto morbido.
    • coprire il contenitore con un telino di cotone pulitissimo o una garza a trama finissima fissandoli con un elastico in modo che con si spostino
    • lasciare il contenitore per 24 ore in un luogo riparato dalla luce del sole e a temperatura ambiente.
    Il lievito ha bisogno di una temperatura compresa tra i 18 e i 26, max 28 gradi centigradi. Più è bassa la temperatura e più tempo servirà . Se la temperatura è troppo bassa si può proteggere il contenitore con una coperta. In ogni caso bisogna evitare il surriscaldamento, quindi va evitata la vicinanza a stufe, caloriferi, microonde o altre sorgenti di calore.

    GIORNI SUCCESSIVI: INNESCO DEL LIEVITO

    Ogni 24 ore prendere 100 grammi dell'impasto e buttare la parte in eccesso, aggiungere 100 grammi di farina e 50 grammi di acqua e reimpastare grossolanamente. Ricoprire con un telino o garza e far trascorrere altre 24 ore mantenendo le condizioni iniziali di conservazione.
    Entro 3 o 4 giorni si dovrebbe assistere a delle modifiche spontanee nell'impasto consistenti nella formazione di bollicine sulla superficie e internamente all'impasto stesso, quelle interne saranno visibili attraverso le pareti del contenitore in vetro. La presenza delle bolle è il segno che sta iniziando la moltiplicazione e l'attività dei batteri (la "fermentazione") e in queste prime fasi un odore acetico, anche abbastanza forte, non deve preoccupare.
    L'impasto inizierà  anche ad aumentare di volume dopo ogni reimpasto. Quando l'aumento di volume sarà del doppio in circa 4 ore si potrà parlare di "lievito" e si dovrà cambiare la sua gestione.

    Nota 4: abbiamo messo la farina, abbiamo messo l'acqua... ma i batteri? Come sono arrivati nell'impasto? Questi batteri sono naturalmente presenti nell'aria e venendo a contatto con l'impasto trovano un ambiente ideale per moltiplicarsi, ecco perchè si usa un telino o una garza per coprire il contenitore in modo non ermetico... deve "respirare" per consentire un continuo ricambio di aria con conseguente arrivo di un gran numero di batteri.

    A questo punto abbiamo una quantità di lievito di circa 250 grammi che raddoppia di volume ogni quattro ore circa e non ci riempie casa solo perchè ogni giorno ne buttiamo la metà. La sua consistenza potrà variare da quasi cremosa a compatta, in questo momento non ha molta importanza. Saranno i rinfreschi a farlo progressivamente diventare della consistenza desiderata e a trasformarlo in lievito realmente utilizzabile. In questo momento nella nostra palletta di lievito innescato sono presenti sia batteri "buoni" e cioè i lieviti sia batteri "cattivi", anche patogeni, pechè l'aria porta tutto, roba buona e roba cattiva. Con i rinfreschi noi però continueremo a fornire ai batteri un tipo di cibo (la farina) e a mantenere un ambiente favorevoli allo sviluppo e alla sopravvivenza dei soli lieviti che alla lunga saranno selezionati come unica, o quasi, popolazione batterica presente.

    ESECUZIONE DEI PRIMI RINFRESCHI PER LA PASTA MADRE SOLIDA
    • Prendere 100 grammi di lievito e buttare il resto
    • Aggiungere 100 grammi di farina
    • Aggiungere 50 grammi di acqua (per una idratazione al 50% rispetto alla quantità di lievito sottoposta a rinfresco, propria della Pasta Madre Solida)
    • Impastare fino ad ottenere una palletta di consistenza compatta e liscia, non appiccicosa.
    • Mettere l'impasto in un contenitore di vetro di capacità almeno doppia rispetto al volume della palletta impastata e dotato di proprio tappo che sarà solo appoggiato per proteggere da grossolane contaminazioni (insetti, polveri...)
    • Lasciar riposare a temperatura ambiente fino a raddoppio di volume che dovrebbe avvenire in circa 4 ore. Se la temperatura ambiente è inferiore ai 18-19 gradi avvolgere il contenitore in una coperta o metterlo nel forno SPENTO ma con la sua lucina interna accesa.
    • A raddoppio di volume avvenuto chiudere ermeticamente il contenitore e metterlo in frigo accertandosi che la temperatura sia regolata su 4-5 gradi. Per la chiusura ermetica se il contenitore non dispone di un proprio coperchio ermetico si può usare della comune pellicola per alimenti.
    Nota 5: durante questi primi rinfreschi la consistenza della palletta potrebbe non essere compatta, l'importante è che non sia eccessivamente appiccicosa

    Nota 6: molti pensano che la chiusura del contenitore in frigo non debba essere ermetica. In realtà i lieviti per svilupparsi non abbisognano di aria; nelle fasi iniziali, quando abbiamo preparato l'ambiente di coltura, si copriva con un telino o una garza per consentire ai lieviti presenti nell'aria di arrivare all'impasto e colonizzarlo ma adesso, in fase di rinfresco, i lieviti già ci sono e una chiusura ermetica non solo non li danneggia ma protegge dalla contaminazione da parte di altri tipi di batteri.

    Il rinfresco come descritto va ripetuto OGNI GIORNO per 10/15 giorni tirando fuori dal frigo il lievito una mezz'ora prima della sua esecuzione per dargli il tempo di ambientarsi al cambio di temperatura. Trascorso tale periodo se il raddoppio di volume ad ogni rinfresco avviene costantemente in circa 4 ore o meno potremo dire: ABBIAMO IL LIEVITO NATURALE PASTA MADRE!!!

    Nota 7: non stupitevi se quando tirate il lievito fuori dal frigo lo vedete diminuito di volume rispetto a quando ce lo avete messo. Il lievito ha un punto di massima espansione volumetrica che corrisponde solitamente al raddoppio di volume, poi è normale che in misura modesta collassi

    ESECUZIONE DEI RINFRESCHI DI MANTENIMENTO PER PASTA MADRE SOLIDA

    Ormai abbiamo del vero lievito che, anche se molto giovane, si può già utilizzare per panificazioni semplici tipo i crackers, i grissini e altri panificati simili. Dovremo però attendere con pazienza che il lievito abbia almeno 7/8 settimane di vita prima di usarlo soddisfacentemente per il pane o la pizza; infatti solo invecchiando (ma è meglio dire maturando) il lievito perde il sapore e l'odore acidi. Scoprirete che più il lievito naturale è anziano e migliore è. Per migliore si intende il mantenimento di una costante capacità di lievitazione degli impasti e dell'assenza di retrogusti acidi nei panificati. Per alcune preparazioni dolciarie, come i grandi lievitati Panettone e Pandoro, un lievito naturale con meno di sei mesi di vita potrebbe, anche se correttamente gestito, portare a risultati scadenti. Sono ormai trascorsi 15-20 giorni dall'inizio delle nostre fatiche, il lievito è formato e raddoppia regolarmente in circa 4 ore. Possiamo iniziare a diradare la frequenza dei rinfreschi portandola a un rinfresco ogni 48 ore per 8/10 giorni e poi a uno ogni 72 ore per 15/20 giorni. I rinfreschi di mantenimento, da effettuarsi con le modalità e le proporzioni già descritte per i primi rinfreschi potranno con il tempo essere portati a uno ogni 4/5 giorni, ma solo quando si è certi della vitalità del lievito e ravvicinandoli in caso di dubbi o problemi. Il rinfresco va comunque effettuato, di norma, prima dell'uso del lievito per panificare. In pratica quando farete il pane dovrete comunque fare il rinfresco e usare il lievito solo a raddoppio di volume avvenuto. Questo anche se lo avevate rinfrescato il giorno prima. In realtà questa non è una regola fissa ma generalmente conviene rispettarla.

    PROBLEMI E SOLUZIONI

    Presenza di parti di colore diverso dal bianco/biancolatte o presenza di muffe Se si notano puntini di colore scuro o verdastro (e più in generale di qualunque colore diverso dal bianco o bianco/grigio chiaro) o zone in cui è presente una specie di vellutino di qualunque colore significa che il lievito è stato contaminato da batteri nocivi o da muffe. In questa situazione il lievito va TUTTO buttato; si verifica di rado ma è meglio essere prudenti per evitare eventuali intossicazioni alimentari. Cercando in rete troverete procedure che consigliano di rimuovere le zone contaminate e di continuare ad utilizzare la parte più interna del lievito che solitamente appare indenne. Io sconsiglio vivamente tale procedura... perché rischiare gravi danni alla salute?

    Rallentamento della velocità di raddoppio del volume e/o presenza di forte odore acido Fare 2 o 3 rinfreschi a seguire nella stessa giornata intervallati da 4 ore per risolvere il problema (primo rinfresco, trascorse 4 ore nuovo rinfresco indipendentemente dall'avvenuto raddoppio e dopo altre 4 ore altro rinfresco sempre indipendentemente dall'avvenuto raddoppio). E' anche possibile effettuare il bagnetto. Si prende la palla di lievito, che deve essere ben compatto, la si taglia a fette alte circa 1 o 2 centimetri e le si mette a bagno per 5/10 minuti in acqua zuccherata nella proporzione di 1 cucchiaio di zucchero semolato bianco per ogni litro d'acqua. Al termine del bagnetto prendere le fette di lievito (che si saranno imbevute di acqua), strizzarle delicatamente e metterle a scolare per qualche minuto in uno scolapasta. Poi proseguire con il rinfresco avendo cura di idratare solo al 40% per compensare l'acqua che ha intriso il lievito. Il bagnetto ha l'effetto di "portar via" una parte dell'odore acido e, fornendo zucchero in forma immediatamente utilizzabile ai batteri, di riattivare la fermentazione non acida.

    Presenza di una crosticina nella parte di lievito esposta all'aria Una modesta crosticina, se di colore comunque non eccessivamente scuro, è normale. Rimuovere la crosticina e proseguire con il rinfresco.

    Quanto lievito rinfrescare? Quando rinfrescate per panificare abbiate sempre cura di calcolare la quantità di cui necessitate in modo da avere sempre un avanzo di lievito da poter rinfrescare. Se ad esempio dovete fare un pane per cui servono 300 grammi di lievito naturale il rinfresco precedente dovrà essere tale da produrne almeno 400. 300 li userete per il pane, 100 per continuare la produzione di lievito. Se una ricetta prevede, ad esempio, 300 grammi di lievito e voi ne avete solo 100 o 200 grammi nessuna paura. Rinfrescate TUTTO il lievito invece della solita metà dei rinfreschi di mantenimento e ne otterrete, ad ogni rinfresco di questo tipo il doppio. Partendo da 200 grammi di lievito se ne possono ottenere ben 800 in soli due rinfreschi (200 x 2 = 400 al primo rinfresco, 400 x 2 = 800 al secondo) tanto che se ci si fa prendere la mano è facile ritrovarsi con il frigorifero pieno di lievito!!! Il mio consiglio è di mantenere non più di 200/250 grammi di lievito in frigo che se si deve panificare diventano, con un unico rinfresco, 400/500 grammi che sono una quantità più che sufficiente per la maggior parte delle panificazioni e per avere un avanzo da destinare alla continuazione della produzione.


    Tutta questa lezione sulla pasta madre per quale motivo? Se continuerete a seguirmi lo scoprirete..

    lunedì 31 marzo 2014

    LA TERRA DEI FUOCHI (Il silenzio degli innocenti)

    Pochi mesi fa è andato in onda, nel programma televisivo "Le Iene", un servizio intitolato "La camorra uccide anche senza pistole". Servizio incentrato sulla Terra dei Fuochi e sull'alto indice di mortalità dovuto ai tumori che in quella zona sono triplicati negli ultimi venti anni.
    Dopo tale servizio si è alzato un polverone(giornali, televisioni e molti artisti famosi che hanno portato ancora di più in risalto questa situazione che ormai da anni provoca morte e sofferenza a centinaia di migliaia di persone, sposando a pieno tale causa)ma di tale polverone è rimasta solo la polvere, che con il passare del tempo sotterra ricordi, morti e lotte, perché man mano che il tempo passa tutto affievolisce, ma questa volta non possiamo permetterlo.
    Oggi non sono qui a recensire un ristorante, ma sono qui per parlarvi di questa situazione, facendo una sorta di "lezione"(se mi concedete tale termine) su quello che ho visto e sentito(non soltanto in televisione), sperando che possa aiutare i meno informati o i male informati a fare chiarezza e soprattutto a riflettere su questa situazione.

    Ma che cos'è la terra dei fuochi?
    La terra dei fuochi è una vasta area situata nell'Italia meridionale, tra la provincia di Napoli e la provincia di Caserta, caratterizzata per lo sversamento illegale di rifiuti, anche tossici, da parte della Camorra, e in particolare dal clan dei Casalesi. In molti casi, i cumuli di rifiuti, illegalmente riversati nelle campagne, o ai margini delle strade, vengono incendiati dando luogo a roghi i cui fumi diffondono sostanze tossiche, tra cui diossina, nell'atmosfera e nelle terre circostanti.

    Come mai si muore di tumore in quelle zone?
    Come dico spesso: "Noi siamo ciò che mangiamo" ma siamo anche ciò che  beviamo e respiriamo, e allora, in una terra che produce cibo avvelenato, dove le falde acquifere non danno garanzia di salubrità dell’ACQUA che beviamo e dove l’ARIA è intrisa dal fumo velenoso dei roghi tossici, in una terra quindi dove l’aria, l’acqua, il cibo (importanti per la prevenzione primaria) non ci danno garanzie di sicurezza, cosa siamo noi?
    Siamo morti che camminano, persona anziane, giovani mamme, bambini piccoli che già sanno che il loro futuro è compromesso,il cancro in quelle zone sta sterminando un' intera generazione.


    La testimonianza di Don Patricello, parroco di Caivano che da anni ormai lotta da solo contro la camorra è ancora più forte quando parla degli ortaggi e frutti che si trovano nei campi di Caivano vicino alle discariche abusive: cavolfiori di colore giallo che una volta portati ad analizzare hanno riportato un numero altissimo di metalli pesanti all'interno del frutto, tant'è che il centro di analisi aveva paura a dare questi dati, proprio per l'altissimo tasso di metalli; Ormai la gente, conclude Don Patricello, ha il terrore di nominare la parola Cancro, quando si chiede di cosa è morta una persona, la risposta è sempre la stessa: " LA MALATTIA".
    Sono numeri di cui si perde il conto, cifre troppo alte, ma i nomi e i volti non si possono dimenticare...


    Potrebbe interessarti: http://www.napolitoday.it/cronaca/filomena-morta-cancro-terra-dei-fuochi.html
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    Il silenzio degli Innocenti?
    Nella stessa intervista viene chiesto ad un bambino se sapesse chi era che sversava questi rifiuti davanti casa sua,costringendolo a rimanere dentro casa tutta la giornata senza la possibilità di scendere ed andare a giocare nel campetto vicino, ed il bambino a questa domanda risponde, con una ingenuità e una sincerità che solo i bambini posso avere:<sversare
    i rifiuti nel terreno, anche io lo so, ma non posso parlare, perché se parlo loro possono fare del male alla mia famiglia>>.Ed è questa omertà,che è durata per ben troppi anni che ha messo in ginocchio la nostra amata Campania,giriamo tutti la faccia,cerchiamo di non vedere cosa accade davanti ai nostri occhi, per paura di ritorsioni; Ma non dimentichiamoci cosa disse Paolo Borsellino in un'intervista pochi giorni prima della sua morte : "Chi ha paura muore ogni giorno,chi non ha paura muore una volta sola".
    Noi innocenti non possiamo rimanere in silenzio per altro tempo ancora, è arrivato il momento di agire..questo silenzio rimbomba nei nostri animi, non ci fa vivere tranquilli, è un silenzio che fa rumore, il rumore della nostra coscienza.
    Ci stiamo spegnendo. Uno alla volta. Così da passare inosservati. Stiamo morendo. Tra l’ignavia di alcuni e l’indifferenza di altri.

    Cosa arriva sulle nostre tavole?
    A due passi da queste discariche abusive si coltiva di tutto, coltivazioni di pomodori e molti altri ortaggi: in terreni interdetti da anni alla coltivazione e peggio ancora, irrigati con acqua di pozzi contaminati. La cosa ancora più drammatica è che questi ortaggi non solo sono coltivati, ma sono
    anche venduti al mercato della grande distribuzione come surgelati o in lattina (pomodori pelati e passata di pomodoro).
    Prodotti contaminati che finiscono, quindi, sulle tavole dell'intera Europa. Pomodori venduti a soli 8 centesimi al kg, una convenienza per chi è senza scrupoli.
    A rimetterci siamo sempre e solo noi in qualsiasi caso; Purtroppo il nome della multinazionale(una delle più importanti in Italia ed Europa) che acquista tali pomodori non è stato detto, ma il pericolo che sulla nostra tavola possiamo trovare questi prodotti è davvero alto.
    Concludo dicendo che:i problemi che attanagliano il territorio tra Napoli e Caserta, noto come 'La Terra dei Fuochi' non riguardano solo gli abitanti di suddetta zona, ma riguardano l'Italia intera. In primo luogo perché siamo tutti cittadini di un'unica nazione e, in secondo luogo, perché i prodotti contaminati, coltivati su terre inquinate dai continui roghi tossici, da sversamenti abusivi di materiale nocivo e persino da discariche 'legali' infarcite in modo criminale anche di scarti tossici,  finiscono nel piatto di tutta Italia e perfino di una bella fetta d'Europa. Nessuno può e deve sentirsi escluso.

    Questo è il link diretto per vedere il servizio delle Iene :http://www.video.mediaset.it/video/iene/puntata/410890/toffa-la-camorra-uccide-anche-senza-pistole.html